Renzi chi? #1 – Il buffone invisibile

Renzacci Di Rignano disse che se il 27 maggio scorso non fossero arrivati i mitici 80 € a 10 milioni di italiani, lui sarebbe stato un “buffone”. Ebbene, a qualcuno sono arrivati. Solo che – a parte i destinatari che mancano e mancheranno anche l’anno prossimo e i successivi, per i quali continuano a fioccare solo promesse da marinaio d’acqua dolce qual è l’Arno – anche per il 2014 quell’elemosina è stata risibile, e da fondi sottratti ad altre destinazioni. Sempre più persone se ne stanno accorgendo, dato che in un paio di mesi i consumi sono aumentati niente meno che dello 0,1%; sì che da varie fonti (confconsumatori, istat, ecc.) è stato affermato che l’effetto di quel­l’aumento [detto bonus, ma in campo assicurativo sarebbe considerato piuttosto un malus] è invisibile. Senonché il bischero fiorentino, colto in fallo, ha affermato che <11 milioni di italiani [un milione di più del previsto, … più lui con loro] hanno visto un’altra cosa: nessun problema, niente, noi andiamo avanti ugualmente, imperterriti>; “anzi, acceleriamo” ha detto; ignorando ogni fondata critica, aggiungiamo noi. Infatti ha asserito con protervia che <è come questa estate, in ritardo ― ma prima o poi arriveranno l’una e l’altro, magari meno belli di quanto si aspettassero, ma arriveranno!>. E giù con le frottole-a-gogò, segno che anche i suoi scrittori-fantasma non sanno più che pesci pigliare in Arno: si è fatto troppo tardi. Ma #renzaccistaisereno: anche i gufi, quelli avveduti – non i falsi gufi-pro­fessori(cretini)-iettatori(uccelli-del- malaugurio) ecc. secondo i suoi sciocchi luoghi comuni – sono già in volo, crescono in numero e coscienza e, loro sì, prima o poi arriveranno, piombando, come fanno i gufi veri in picchiata, sul bischero-buffone-invisibile.

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La strategia del baro

 #1. Con gli artefizi dell’illusioni­smo [cfr. qui quiproquo] il bischero è riuscito sul momento a fregare un muc­chio di persone, spinte a vedere solo <mentalmente> cose inesistenti. I suoi scrittori-fantasma l’hanno catechizzato per provare a far “credere” ai piddini clerical-destrorsi che lui puntava soltanto alle cosiddette “primarie”. Shakespeare, secondo il Re Lear, avrebbe fatto dire al figlio di Gloucester che “è un malanno dei tempi che i matti debbano guidare i ciechi”. Per Renzi si può parafrasare che <è il malanno di questi tempi che tre matti scrittori-fantasma debbano guidare un bischero che non vede la realtà>.

Costui, dopo essere stato surclassato da Pierluigi Bersani alle primarie precedenti, ha detto che quest’ultimo pertanto andava “rottamato” con altri vecchi: ma intanto anche alcuni anziani più o meno come Bersani, o ex bersaniani, ex dalemani, ex ex …, a es, della serie Domenico “Marco” Minniti [58 anni], allo spionaggio per tutte le stagioni, ma che al bischero facevano gioco, nonostante l’età, come anche Anna Finocchiaro [59 anni], ma non l’aretina-del-sud di Sinalunga Rosi Bindi [63 anni come Bersani], la quale conosceva troppo bene il suo pollo corregionale. Forse Rœnzi pensa ancora di stare più di 7 secoli or sono ― ai tempi dello scontro tra fiorentini guelfi\neri, papisti infusi di certezze, come lui stesso ancor oggi [papista anche per il … “papi” ], e bianchi, loro avversari interni, pur sempre cattolici ma <moderati>, e ghibellini aretini sconfitti nella battaglia di Campaldino 725 anni fa. Senonché i nord aretini del valdarno – vedi a es.quelli di San Giovanni valdarno [da cui Laterina dista appena 18 km, 24 per strada, con l’auto in mez-z’ora di macchina], Montevarchi, Cavriglia, Incisa, Figline valdarno, ecc. – ricadevano nell’area d’interesse fiorentina [055], e oggi sempre più risucchiati nell’orbita di Firenze, pur se si trovano nel territorio di Arezzo [0575] (finché sussistano ancora le province). Così i tre consiglieri sono stati cooptati a fianco dei suoi e sue seguaci “s\guel­fi-neri” di provincia e senza alcuna generale base culturale storica ed economica e di esperienza pratica, in odor di Toscana, resuscitando un campanilismo estremamente provinciale.

 #1bis. {variazioni sul tema ad Civati} Sicché i suoi suggeritori gli hanno consigliato di far scattare la prima trappola alla “Leopolda i”, dove tra i primi ad abboccare, inspiegabilmente, è stato, forse perché <giovane>, Pippo Civati. Il quale però ha potuto presto vedere con i suoi occhi non ipnotizzati dall’illusione del coetaneo Renzi che razza di opportunista fosse il bischero. Infatti per fortuna tre anni fa – meglio tardi che mai! [cfr. no 133 – ott.2010, ignorato, e rist. poi nel blog] – la loro rottura era nell’aria [l’invito ad Arcore del bischero, quando i comunisti e vari altri anche liberalborghesi già sapevano che Berlusconi era un <delinquente abituale> anche se non ancora condannato per prescrizioni, leggi ad hoc e sotterfugi vari; le sue prese di posizione a favore di Marchionne, ecc.], sì che Civati constatò che Renzi, negando le parole da quello stesso proferite – “prima il popolo, poi il leader” – “pensa alla leadership, non al popolo”, e lo lasciò alla rincorsa della guida personale del partito. La distanza era diventata abissale tra lui e Renzi, che preferì al suo fianco … vólti nuovi della serie Veltroni(59)-Fioroni(56)-Chiampari­no(66) e via aggiustando questi e gli altri “rottami”. Alla faccia del rinnovamento‼ – notò Civati –  fatto in uno spirito spicciolo, antipolitico qualunquista. Epperò in realtà Renzi si era occupato della conduxione del partito fin dal primo momento. Con l’appog­gio scambiato ad Arkore con il tirannosauro (che nel 2009 fece presentare da Verdini a candidato sindaco di Firenze, solo come bandiera per il Pdl, un uomo-di-paglia che fu sùbito bruciato: l’ex portiere della nazionale di calcio Giovanni Galli), sì che, con simile appoggio falsamente <occulto> del duo Berlusconi-Verdini vinse facile Renzi [per garantire Fusi e Ligresti]: così con un’impresa elementare, Renzi spaccò il Pd a Firenze ― che bravura!!! ti piace vincere facile? dice una pubblicità. La … <dimenticanza> di ricordare il 25° della morte di Enrico Berlinguer rientrava nel suo gioco al massacro contro\dentro il Pd, giacché per il centro-(destra)-asinistra che voleva lui, perfino il pallido “compromesso storico” pareva richiamare troppo il Pci! [molti ricordano pure le balordaggini dette e compiute da Alemanno (“chiamo ‘sercito, chiamo ‘sercito”) per la nevicata a Roma, ma pochi hanno ironizzato su Renzi e la neve a Firenze, e su altre baggianate].

Tanto che Civati stesso nel Pd ha potuto e dovuto schierarsi a capo della pseudo opposizione interna, dato che lo spento e imbelle Gianni Cùperlo, fedele-a-un-partito-che-non-c’è, pensa ancora che le decisioni del <partito> vadano rispettate comunque: come se, appunto, esso fosse tale e vigesse il “centralismo democratico” caratteristico di una vera organizzazione politica quale la intendeva Lenin. E non preda di un baro opportunista [ricordate a Renzi, da un lato, ma anche a Cùperlo, dall’altro, dei 101 imbroglioni, di simil risma, che dichiaratisi unanimemente per Prodi (addirittura ex <diccino> e non <piccino> come Berlinguer) lo affossarono in aula, ma … per bloccare Bersani]. Di fronte a un baro di tal fatta si deve lottare, e non rispettarne tacitamente e per una improbabile “correttezza politica” le decisioni, sol perché è il segretario “eletto” ― già, eletto: ma come, perché, con quali fini non secondari? Anziché cacciarlo sùbito a calci in culo: Lenin organizzò la lotta interna come minoranza finché essa divenne maggioranza [questo vuol dire il termine russo bolscevichi]. È necessario un programma di azione più articolato, di lotta anche se inizialmente perdente, sia dentro quel simulacro di partito e sia soprattutto fuori.

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